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Cristina Kristal Rizzo

BoleroEffect EXPANDED




by Cristina Kristal Rizzo from the original piece BoleroEffect danced by Annamaria Ajmone and Cristina Kristal Rizzo Original Dj mix by Palm wine made in collaboration with Azienda Speciale PalaExpo / Mattatoio Roma



Evento performativo in grande scala per un numero ampio di corpi, si attua tramite un workshop della durata di una settimana.
Il lavoro é aperto ad ogni tipo di corpo, senza distinzione di età, razza o gender.
Le pratiche si sviluppano a partire da BoleroEffect, piece creata nel 2014 che ha girato in tutta Europa.

Immagina una musica popolare come il Bolero, conosciuta e riconosciuta da tutti, re-interpretata in chiave elettronica da un dj. Immagina diversi corpi in coppia eseguire su questa musica compulsiva una coreografia senza schemi fissi, che rompe il quadro della compostezza e sperimenta percorsi diversi da quelli tracciati dall’abitudine. La danza occupa la scena creando un’atmosfera contagiosa che presto si fa ipnotica e trasporta con se lo sguardo, il battito e il corpo di chi guarda. Immagina tutta questa energia trattenuta,esplodere alla fine della performance in una dance hall aperta a tutti, un rito collettivo post-globale animato da sonorità border-crossing e ritmiche da ballo tropicali in grado di forzare la traiettoria di una massa eccitata. BoleroEffect EXPANDED, in una intensità e una mescolanza di generi, invita il pubblico a esplorare, attraverso la coreografia e la danza, un senso inedito di abbandono a uno stato di esaltazione e coinvolgimento collettivo.


NOTE COREOGRAFICHE
BoleroEffect è un tracciato, un oggetto coreografico che si sviluppa attorno all’assunto esplicito che il Bolero di Maurice Ravel è la partitura orchestrale più popolare esistente al mondo, una musica che tutti conoscono e riconoscono. Il Bolero fu scritto nel 1928, quando Ravel aveva 53 anni e soffriva dei primi sintomi del FTD (demenza frontotemporale).Come un “esercizio da comportamento compulsivo”, Ravel costruisce l’intera composizione su una singola melodia divisa in due frasi, che si ripete nove volte. Il Bolero raveliano ci trascina, senza particolari allusioni, senza nostalgia, in uno stato di esaltazione inibita, in un felice coinvolgimento collettivo. Dato questo punto di partenza sarà possibile verificare una condizione del corpo in ‘apertura massima’, forzare la traiettoria sinuosamente accattivante di una massa eccitata. Ma che cosa è effettivamente un Bolero? È come un’isola deserta, un luogo dove ricominciare, al di là dei contenuti, un tracciato sonoro in cui praticare delle turbolenze corporee e un’erotica del corpo che rompano la compostezza per spingersi verso altre dimensioni, un luogo dalle molte risonanze esistenziali.
Sul piano musicale il progetto si articola intorno alla ricerca di Palm Wine di sonorità border-crossing, di ritmiche da ballo pensate come una corsa in avanti a partire dal Bolero di Ravel. L’ambiente sonoro, in cui si inscrive la partitura coreografica, è costruito su flussi decrescenti e dilatazioni come in una sorta di dance hall post- globale. BoleroEffect tenta di attivare un luogo utopico di co-abitazione della scena in cui figura e sfondo si sfaldano ed il corpo può prepararsi ad una trasformazione, spostare il paradigma dal dominio a una nuova disposizione. Un corpo in trasformazione deve attivare un lume interno, qualcosa di simile ad un fuoco luminoso. Procedere per rapide dissolvenze, fosforescenze e pulviscoli. Ma è mai possibile la definitiva rinuncia a tutte le proprie abitudini mentali?

NOTE MUSICALI
BoleroEffect musicalmente non mette a fuoco un unico genere — ne mischia tanti: moombahton, rasterinha, cumbia, qualche memoria tarraxha e più in generale, global bass. La selezione si blocca bruscamente attorno ai 35′ e lascia spazio a una versione kizomba di Liberian Girl di Micheal Jackson, firmata Dj Paparazzi. Quel brano di MJ contiene una strofa cantata in swahili, una lingua diffusissima in gran parte dell’Africa Orientale, e ha raccolto segnali positivissimi in alcuni stati africani, su tutti, ovviamente, la Liberia (non a caso Chief Boima ha incluso la versione originale nelle sue Open Sessions). Il mix si chiude con un brano di una band kenyota, un noto successo ‘hotel pop’, ovvero una modalità di intrattenimento musicale sviluppatasi in Kenya negli anni ’80, il cui scopo era quello di accogliere i turisti occidentali negli hotel e resort, flirtando sia con alcuni stereotipi locali e sia con la lingua inglese. Jambo Bwana è firmato dai Them Mushrooms, il nome della band è curioso quanto la loro storia; nel brano, vagamente reggae, è presente un riferimento a Micheal Jackson e a Lionel Richie, il quale a sua volta ha utilizzato qualche parola swahili in un suo pezzo (All Night Long) e, a quanto pare, un riferimento ad una zuppa di funghi allucinogeni, da cui, forse, il nome della band.

MIX AUDIO SANTARCANGELO: https://soundcloud.com/palmw/bolero-2-santarcangelo

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